Lettera aperta della Task Force sui Campi Elettromagnetici
Roma, 26 febbraio 2015
Al Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella
Sergio Mattarella
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Matteo Renzi
Matteo Renzi
Al Presidente del Senato
Pietro Grasso
Pietro Grasso
Al Presidente della Camera
Laura Boldrini
Laura Boldrini
Ai Deputati e Senatori del Parlamento Italiano
Ai Deputati italiani al Parlamento Europeo
Ai Presidenti delle Regioni
Al Presidente dell'ANCI
Oggetto: Diffida a non attuare il rilassamento dei livelli di
protezione della popolazione dai campi elettromagnetici di
radiofrequenza e microonde.
Illustrissimi,
avendo appreso delle intenzioni del Consiglio dei Ministri di procedere a breve alla approvazione di due provvedimenti sulla “Strategia per la banda ultralarga” e la “Crescita digitale”, in cui sono contenuti i propositi di innalzare i limiti elettromagnetici attualmente in vigore nel nostro Paese nonché di diffondere la tecnologia wi-fi nei luoghi pubblici, in particolare scuole, ospedali e uffici, i sottoscritti medici, fisici, biologi, ingegneri e ricercatori, rappresentanti politici, rappresentanti di associazioni, di comitati legalmente costituiti e di fondazioni, con la presente denunciano i gravissimi rischi per la salute e per l'ambiente connessi all'esposizione crescente a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, computer collegati in reti senza fili, antenne Wi-Fi, Wi-Max, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile DECT, GSM, UMTS e LTE (4G).
Le emissioni elettromagnetiche di questi dispositivi di telecomunicazione vanno a sommarsi ad altre fonti di inquinamento elettromagnetico di bassa frequenza, come quella connessa alla trasformazione, al trasporto e all'uso dell’energia elettrica.
La diffusione pressoché ubiquitaria di tali strumenti per le telecomunicazioni nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle università, nelle scuole, negli ospedali e nei luoghi dove si trascorre il tempo libero, non solo è irrazionale perché potrebbe essere sostituita da connessioni via cavo, più efficienti e sostenibili, ma comporta seri danni alla salute nonché gravi rischi per la specie Umana, compromettendo la capacità riproduttiva, le capacità neuro-cognitive e la conservazione del genoma.
Nell'ultimo decennio si sono profuse risoluzioni scientifiche e governative, consensi scientifici e documenti di posizione, rapporti di gruppi di scienziati indipendenti e appelli ai governi per invitare a limitare la diffusione dell'uso di tecnologie di comunicazione senza fili e per promuovere degli standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati sulle evidenze biologiche, con un limite di esposizione che per le radiofrequenze è stato individuato in 0,6 V/m.
E' ormai noto, infatti, che gli standard promossi dalla IEEE del 1992 sono obsoleti, perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto da essi, mentre è stato ampiamente dimostrato che campi elettromagnetici deboli, non in grado di produrre alcun riscaldamento, producono numerosi effetti biologici. Questo avviene perché la materia vivente funziona attraverso scambi chimici e segnali elettromagnetici che possono subire alterazioni in presenza di campi elettromagnetici esterni anche debolissimi.
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come "possibile cancerogeno per l'Uomo" in Classe 2B, smentendo che esistono solo effetti termici di tali campi. Tuttavia, sono emerse in poco tempo nuove evidenze scientifiche del rischio cancerogeno: uno studio epidemiologico svedese e uno studio francese, entrambi del 2014, concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come "cancerogeno certo per l'Uomo" in Classe 1 e che gli effetti dell'esposizione a radiofrequenza sono cumulativi.
Una ricerca scientifica del 2010 sull'applicazione del principio di precauzione, indagando la questione dei campi elettromagnetici e altri fenomeni, ha concluso che "Gli scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea non si basano sul principio di precauzione quando stilano un rapporto sui rischi per la salute" sostanzialmente perché si basano solo sulla certezza del rischio, invece di tenere in considerazione le prove di un rischio possibile, che è quanto andrebbe fatto per osservare il principio di precauzione.
L'attuale limite italiano per le radiofrequenze è di 6 V/m per i luoghi ove si soggiorna per più di 4 ore. Questo limite, stabilito dal D.P.C.M. 8/7/2003, era riferito ad una misurazione calcolata su una media di 6 minuti, che è il tempo in cui avviene la compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici.
Nel 2012 l'allora governo Monti, per agevolare l'industria delle telecomunicazioni e in particolare l'installazione dei ripetitori della telefonia mobile di quarta generazione, decise in carenza di istruttoria e senza alcuna valutazione di carattere sanitario, con il Decreto Sviluppo bis di innalzare il tempo di misurazione dei cem a 24 ore, creando di fatto un artificio per aumentare i limiti di legge (di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi mobili non sono in uso e tali valori compensano i limiti più elevati delle ore diurne nel calcolo della media). Ulteriori normative, varate per lo più con decretazione d’urgenza, hanno introdotto nella legislazione italiana ennesime procedure semplificate per determinate tipologie d’impianti, agevolando ancor più gli operatori nelle pratiche autorizzative e di installazione delle antenne.
Con questa lettera aperta, pertanto, i sottoscritti diffidano i membri del Governo dall'attuare il rilassamento degli attuali livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici di radiofrequenza e microonde, in quanto la normativa italiana attuale è già adeguata alla raccomandazione 1999/519/CE nei Considerando.
Vi invitiamo altresì ad adottare le seguenti misure urgenti:
1. Abrogazione dell'Art. 14, comma 8, del d. l. 179/12, noto come “Decreto Sviluppo bis”, convertito in Legge 221/12, al fine di riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore;
avendo appreso delle intenzioni del Consiglio dei Ministri di procedere a breve alla approvazione di due provvedimenti sulla “Strategia per la banda ultralarga” e la “Crescita digitale”, in cui sono contenuti i propositi di innalzare i limiti elettromagnetici attualmente in vigore nel nostro Paese nonché di diffondere la tecnologia wi-fi nei luoghi pubblici, in particolare scuole, ospedali e uffici, i sottoscritti medici, fisici, biologi, ingegneri e ricercatori, rappresentanti politici, rappresentanti di associazioni, di comitati legalmente costituiti e di fondazioni, con la presente denunciano i gravissimi rischi per la salute e per l'ambiente connessi all'esposizione crescente a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, computer collegati in reti senza fili, antenne Wi-Fi, Wi-Max, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile DECT, GSM, UMTS e LTE (4G).
Le emissioni elettromagnetiche di questi dispositivi di telecomunicazione vanno a sommarsi ad altre fonti di inquinamento elettromagnetico di bassa frequenza, come quella connessa alla trasformazione, al trasporto e all'uso dell’energia elettrica.
La diffusione pressoché ubiquitaria di tali strumenti per le telecomunicazioni nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle università, nelle scuole, negli ospedali e nei luoghi dove si trascorre il tempo libero, non solo è irrazionale perché potrebbe essere sostituita da connessioni via cavo, più efficienti e sostenibili, ma comporta seri danni alla salute nonché gravi rischi per la specie Umana, compromettendo la capacità riproduttiva, le capacità neuro-cognitive e la conservazione del genoma.
Nell'ultimo decennio si sono profuse risoluzioni scientifiche e governative, consensi scientifici e documenti di posizione, rapporti di gruppi di scienziati indipendenti e appelli ai governi per invitare a limitare la diffusione dell'uso di tecnologie di comunicazione senza fili e per promuovere degli standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati sulle evidenze biologiche, con un limite di esposizione che per le radiofrequenze è stato individuato in 0,6 V/m.
E' ormai noto, infatti, che gli standard promossi dalla IEEE del 1992 sono obsoleti, perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto da essi, mentre è stato ampiamente dimostrato che campi elettromagnetici deboli, non in grado di produrre alcun riscaldamento, producono numerosi effetti biologici. Questo avviene perché la materia vivente funziona attraverso scambi chimici e segnali elettromagnetici che possono subire alterazioni in presenza di campi elettromagnetici esterni anche debolissimi.
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come "possibile cancerogeno per l'Uomo" in Classe 2B, smentendo che esistono solo effetti termici di tali campi. Tuttavia, sono emerse in poco tempo nuove evidenze scientifiche del rischio cancerogeno: uno studio epidemiologico svedese e uno studio francese, entrambi del 2014, concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come "cancerogeno certo per l'Uomo" in Classe 1 e che gli effetti dell'esposizione a radiofrequenza sono cumulativi.
Una ricerca scientifica del 2010 sull'applicazione del principio di precauzione, indagando la questione dei campi elettromagnetici e altri fenomeni, ha concluso che "Gli scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea non si basano sul principio di precauzione quando stilano un rapporto sui rischi per la salute" sostanzialmente perché si basano solo sulla certezza del rischio, invece di tenere in considerazione le prove di un rischio possibile, che è quanto andrebbe fatto per osservare il principio di precauzione.
L'attuale limite italiano per le radiofrequenze è di 6 V/m per i luoghi ove si soggiorna per più di 4 ore. Questo limite, stabilito dal D.P.C.M. 8/7/2003, era riferito ad una misurazione calcolata su una media di 6 minuti, che è il tempo in cui avviene la compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici.
Nel 2012 l'allora governo Monti, per agevolare l'industria delle telecomunicazioni e in particolare l'installazione dei ripetitori della telefonia mobile di quarta generazione, decise in carenza di istruttoria e senza alcuna valutazione di carattere sanitario, con il Decreto Sviluppo bis di innalzare il tempo di misurazione dei cem a 24 ore, creando di fatto un artificio per aumentare i limiti di legge (di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi mobili non sono in uso e tali valori compensano i limiti più elevati delle ore diurne nel calcolo della media). Ulteriori normative, varate per lo più con decretazione d’urgenza, hanno introdotto nella legislazione italiana ennesime procedure semplificate per determinate tipologie d’impianti, agevolando ancor più gli operatori nelle pratiche autorizzative e di installazione delle antenne.
Con questa lettera aperta, pertanto, i sottoscritti diffidano i membri del Governo dall'attuare il rilassamento degli attuali livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici di radiofrequenza e microonde, in quanto la normativa italiana attuale è già adeguata alla raccomandazione 1999/519/CE nei Considerando.
Vi invitiamo altresì ad adottare le seguenti misure urgenti:
1. Abrogazione dell'Art. 14, comma 8, del d. l. 179/12, noto come “Decreto Sviluppo bis”, convertito in Legge 221/12, al fine di riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore;
2. Approvazione di un decreto attuativo della
Legge 36/2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili con l'adozione
degli stessi limiti di esposizione delle antenne dei sistemi fissi;
3. Revisione dei limiti di esposizione per tutte le radiofrequenze e le
microonde a 0,6 V/m per i luoghi ove si permanga per più di 4 ore e di
0,2 V/m come obiettivo di qualità, come promosso dalla Risoluzione 1815
del maggio 2011 dall'Assemblea Plenaria del Consiglio d'Europa (punto
8.2.1), basandosi sulle posizioni dell'ICEMS e di Bioinitiative;
4. Promozione di investimenti pubblici e detassazione per la
connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più
efficiente e completamente sicura per la salute;
5. Divieto di
installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da
bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni, posto che la precoce
esposizione a radiofrequenza rappresenta un aumentato rischio di
sviluppo di cancro per effetto dell'accumulazione e perché studi su
animali hanno dimostrato disturbi neuro-comportamentali associati a
questo tipo di esposizione;
6. Divieto di installazione di reti
Wi-Fi nei luoghi di cura e negli ospedali, perché la radiofrequenza del
Wi-Fi promuove lo stress ossidativo , , e interferisce con la vitalità
cellulare e con la funzione riproduttiva ;
7. Divieto di
installazione di reti Wi-Fi in tutti i luoghi ove operano professionisti
il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale
operatorie, perché la radiofrequenza interferisce con il corretto
funzionamento neurologico (inibizione dell'acetilcolisterenasi ,
apertura della barriera emato-encefalica );
8. Obbligo da parte
delle Agenzie di Salute Pubblica di assumere le proprie valutazioni del
rischio per la salute connesse alla radiofrequenza, selezionando gli
studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati
dall'industria delle telecomunicazioni o da fondazioni ed enti no-profit
finanziati dalla stessa (il giudice della Corte di Appello di Brescia
ha stabilito un nesso causale tra tumore cerebrale ed esposizione al
telefono cellulare specificando che solo effettuando una selezione della
fonte del finanziamento degli studi si possono raggiungere valutazioni
scientifiche indipendenti);
9. Obbligo per gli enti locali di
adottare piani regolatori degli impianti radioelettrici e di telefonia
mobile, attraverso la modifica dell'art. 8, 6° comma della Legge Quadro
36/2001.
Un eventuale ritardo nell’assumere provvedimenti
cautelativi in materia di campi elettromagnetici a radiofrequenza e
microonde non può essere in alcun modo paragonabile a ritardi già
verificatisi in passato su questioni ambientali, come nel caso
dell'amianto, del mercurio o del piombo, in quanto l'esposizione a
radiofrequenza è diventata in pochi anni praticamente ubiquitaria e,
quindi, il numero dei soggetti esposti è notevolmente alto e l'impatto
della radiofrequenza e delle microonde sulla salute rischia di
comportare da qui a dieci anni costi socio-sanitari e umani
incalcolabili.
In attesa di un Vostro positivo riscontro, ci rendiamo disponibili a fornire documentazione scientifica a sostegno della nostre richieste.
Con i nostri più cordiali saluti.
In attesa di un Vostro positivo riscontro, ci rendiamo disponibili a fornire documentazione scientifica a sostegno della nostre richieste.
Con i nostri più cordiali saluti.
Firme (in ordine di adesione)
Medici e Ricercatori
Dott. Livio Giuliani
Fisico, Dirigente di ricerca ex-ISPESL, Firenze Portavoce della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS)
Fisico, Dirigente di ricerca ex-ISPESL, Firenze Portavoce della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS)
Dott. Fiorenzo Marinelli
Biologo, Ricercatore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR, Bologna
Biologo, Ricercatore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR, Bologna
Membro fondatore dell'ICEMS
Prof. Mauro Cristaldi
Naturalista, Professore associato di Anatomia Comparata per Sc. Naturali Dip. di Biologia e Biotecnologie "C. Darwin"
Naturalista, Professore associato di Anatomia Comparata per Sc. Naturali Dip. di Biologia e Biotecnologie "C. Darwin"
Centro di Ricerca per le Scienze Applicate alla Protezione dell'Ambiente e dei Beni Culturali Sapienza Università, Roma
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